Sandokan le tigri di mompracem, Emilio Salgari, Newton Compton Editori 2008.

7 EUR

Emilio Salgari

SANDOKAN
LE TIGRI DI MOMPRACEM

A cura di Sergio Campailla
EDIZIONE INTEGRALE

NEWTON
COMPTON
EDITORI
2008

Collana
LA BIBLIOTECA IDEALE

Copertina rigida illustrata a colori, rilegatura editoriale, pagine 284, formato cm. 15,5X23.

Illustrazioni in bianco e nero

Stato di conservazione: NUOVO come mostrano le immagini


Emilio Salgari (Verona 1862 – Torino 1911) compì l’apprendistato letterario collaborando a diversi giornali, come «La Nuova Arena», presso cui pubblicò anche i suoi primi racconti. Raggiunse un vastissimo successo di pubblico con una lunga serie di romanzi d’avventura ambientati in paesaggi esotici e centrati su eroi come Sandokan e il Corsaro Nero. Ma gli ultimi anni della sua vita furono tragici: le precarie condizioni economiche, la cattiva salute, la perdita progressiva dell’ispirazione narrativa e infine il ricovero della moglie in manicomio ridussero lo scrittore alla disperazione, fino al gesto drammatico con cui pose termine ai suoi giorni. Di Salgari la Newton Compton ha pubblicato Il Corsaro Nero. Le Tigri di Mompracem, Sandokan. I pirati della Malesia, e i volumi unici Tutte le avventure di Sandokan e Tutte le avventure dei corsari.


Le tigri di Mompracem è un romanzo dello scrittore veronese Emilio Salgari. Apparve per la prima volta a puntate sulla rivista La Nuova Arena di Verona, fra la fine del 1883 e i primi mesi del 1884, con il titolo La tigre della Malesia, per poi esser pubblicato in volume nel 1900 con il titolo definitivo. È una delle opere facenti parte del "ciclo indo-malese" di Salgari, che ha per protagonista Sandokan, pirata dalle nobili origini, appunto soprannominato “La Tigre della Malesia”.
Il ciclo di Sandokan non è frutto di un progetto organico e originariamente studiato a tavolino, ma di un'intuizione dello scrittore veneto, che ebbe l'idea di legare tra loro due diversi piani narrativi. Il primo appartiene al filone malese, orbitante attorno al personaggio di Sandokan, che fa il suo esordio proprio ne Le Tigri di Mompracem; il secondo è il filone indiano, caratterizzato da altri personaggi, per certi versi simili a quelli comparsi nelle prime avventure di Sandokan. Salgari getta i seminali del filone indiano in un romanzo pubblicato a puntate su Il Telegrafo di Livorno nel 1887, con il titolo de Gli strangolatori del Gange (poi divenuto Gli amori di un selvaggio e, infine, nel 1895, pubblicato in volume come I misteri della jungla nera).
Il fatto che l'intero ciclo non sia del tutto organico ha sempre reso complesso capire quale dei due romanzi possa considerarsi quello "apripista"; tuttavia, le date di pubblicazione, la "comodità di studio", nonché la datazione dei fatti raccontati nelle due storie suggerirebbe di considerare Le tigri di Mompracem quale primo tassello della saga, nonché dell'intero "Primo ciclo di Sandokan".

Vi è un uomo che impera sul mare che bagna le coste delle isole malesi, un uomo che è il flagello dei naviganti, che fa tremare le popolazioni, e il cui nome suona come una campana funebre». È Sandokan, la Tigre della Malesia, il più popolare dei personaggi scaturiti dalla fantasia di Salgari. Con questo ritratto nasce una leggenda, celebrata in tante trasposizioni cinematografiche e televisive: chi non ricorda Kabir Bedi nei panni di Sandokan e Philippe Leroy in quelli del fidato Yanez? Dalla mitica Mompracem Sandokan, principe bornese spodestato dall’espansionismo britannico, parte per le sue scorribande contro le odiate forze inglesi, affiancato da un manipolo di temibili pirati. Si innamorerà, riamato, di Lady Marianna Guillonk, la giovane donna inglese soprannominata la «Perla di Labuan» per la sua bellezza, e per lei affronterà mirabolanti avventure…

«I quattro pirati che si erano gettati dinanzi al loro capitano per coprirlo, sparvero fra una carica di fucili, rimanendo stecchiti; ma non così accadde alla Tigre della Malesia. Il formidabile uomo, malgrado la ferita che mandava fiotti di sangue, con un salto immenso raggiunse la murata di babordo, abbatté col troncone della scimitarra un gabbiere che cercava di trattenerlo e si gettò a capofitto in mare, scomparendo sotto i neri flutti.»

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