Verrocchio e Ghiberti, Sadea Sansoni Editore 1966.

8 EUR

VERROCCHIO
e
GHIBERTI

SADEA SANSONI EDITORE
1966


• Verrocchio
Alberto Busignani
Editore: Sadea / Sansoni
Collana: I diamanti dell'arte 8
Tipologia: Libri vintage
Copertina: rigida
Anno edizione: 1966
Pagine: 80 ca.

Andrea di Michele di Francesco di Cione detto Il Verrocchio (Firenze, 1435 – Venezia, 1488) è stato uno scultore, pittore e orafo italiano.
Attivo soprattutto alla corte di Lorenzo de' Medici, alla sua bottega si formarono allievi come Leonardo da Vinci, Botticelli, Perugino, Domenico Ghirlandaio, Francesco Botticini, Francesco di Simone Ferrucci, Lorenzo di Credi, Luca Signorelli, Bartolomeo della Gatta. Rivestì un ruolo importante nella tendenza a misurarsi con diverse tecniche artistiche, manifestatasi nella Firenze di fine Quattrocento, e infatti la sua bottega divenne polivalente, con opere di pittura, scultura, oreficeria e decorazione, così da poter far fronte all'insistente domanda proveniente da tutta l'Italia di prodotti fiorentini.
Nacque a Firenze tra il 1434 e il 1437 nella parrocchia di Sant'Ambrogio (la sua casa natale si trova oggi tra via dell'Agnolo e via de' Macci). Sua madre Gemma mise al mondo otto figli ed Andrea fu il quinto. Il padre, Michele di Cione, era fabbricante di piastrelle e successivamente esattore delle tasse. Andrea non si sposò mai e dovette provvedere al sostentamento di alcuni tra i suoi fratelli e sorelle, a causa dei problemi economici della sua famiglia. La sua notorietà crebbe notevolmente quando venne accolto alla corte di Piero e Lorenzo de' Medici, dove rimase fino a pochi anni prima della sua morte, quando si spostò a Venezia, pur mantenendo la sua bottega fiorentina.
Il primo documento che lo cita risale al 1452 ed è relativo ad una rissa dove egli risulta innocente dall'accusa di avere ucciso con un sasso un ragazzo quattordicenne, tale Antonio di Domenico. Suo fratello Simone fu un monaco di Vallombrosa e divenne abate di San Salvi. Un fratello fu operaio tessile e una sorella sposò un barbiere.
Iniziò a lavorare come orafo, nella bottega di Giuliano Verrocchi, dal quale sembra che Andrea abbia in seguito preso il cognome. I suoi primi approcci alla pittura risalirebbero alla metà degli anni 1460 quando lavorò a Prato con Fra Filippo Lippi nel coro del Duomo.
Resta famosa una denuncia anonima di sodomia che coinvolse quello che diventerà probabilmente il più famoso tra gli allievi della sua bottega: il giovane Leonardo da Vinci.


• Ghiberti
Giulia Brunetti
Editore: Sadea / Sansoni
Collana: I diamanti dell'arte 10
Tipologia: Libri vintage
Copertina: rigida
Anno edizione: 1966
Pagine: 80 ca.


Lorenzo Ghiberti (Pelago, 1378 – Firenze, 1º dicembre 1455) è stato uno scultore, orafo, architetto e scrittore d'arte italiano.
Insieme a Masolino da Panicale e Michelozzo Jacopo Della Quercia ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione del linguaggio rinascimentale, grazie alla valutazione positiva della cultura tardo gotica, ma corretta e riordinata secondo i nuovi principi: nelle sue figure seppe fondere insieme le linee eleganti del gotico internazionale con le bellezze dei nudi ellenizzanti, il naturalismo attento al dettaglio e il gusto archeologico rinascimentale, inserendo le sue figure in scene costruite con una prospettiva più intuita che reale, seguendo maggiormente i criteri dell'ottica medievale piuttosto che le novità di Brunelleschi e Alberti.
La determinazione della data di nascita di Ghiberti ha richiesto un certo impegno, per le informazioni contraddittorie date dall'artista nelle varie dichiarazioni catastali e di denunce di beni, e che, risalendo a partire dalle età dichiarate, collocavano la sua nascita ora al 1380, ora al 1381 ora al 1382. In una "tamburazione" del 17 marzo 1444 (denunzia anonima inserita in un "tamburo") si dichiarava l'artista incompatibile con la carica dei dodici buonomini poiché figlio illegittimo: in tale dichiarazione, ben informata sul suo stato familiare, si riportano i nomi del padre, l'orafo Bartolo di Michele (detto "Bartoluccio"), e della madre, monna Fiore, che era una "figliola d'un lavoratore di Val di Sieve" maritata in Pelago (all'epoca detto popolo di San Chimenti a Pelago) a Cione di ser Bonaccorso Abatini o Batini, "persona disutile e quasi smemorato". Cione doveva essere una persona agiata, in quanto figlio di un notaio ("ser" era infatti l'appellativo onorifico di chi esercitava tale professione), ma non doveva esser amato dalla moglie, che lo lasciò e partì da Pelago, venendo a Firenze nel 1374 circa dove conobbe Bartolo. Con quest'ultimo ebbe due figli nel giro di quattro/cinque anni: prima una femmina e poi Lorenzo, nel 1378, come si legge appunto nel documento.
È quindi altamente probabile che l'artista sia nato a Firenze e non a Pelago, come vorrebbe una tradizione locale, ricordata anche da una targa sulla facciata della casa dove probabilmente abitò sua madre.
Facendo ricorso alla suddetta tamburazione, il Ghiberti presentò un documento in cui si dichiarò figlio di Cione (una dichiarazione forse di convenienza), mostrando l'atto di matrimonio con Fiore, del 1370, e dichiarandosi nato nel '78. Nella stessa occasione, per discolparsi dall'accusa di non aver mai pagato le tasse, né lui né la sua gente (altra ragione di ineleggibilità), presentò un attestato di pagamento dei tributi di Cione, datato 1375 e relativo al gonfalone del Leone Rosso nel quartiere di Santa Maria Novella.
Bartolo abitava invece in via Nuova di San Paolo, forse l'ultimo tratto di via del Porcellana, vicino a via della Scala, dove risiedette Lorenzo durante la prima gioventù, almeno fino al 1419.


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